Prendendo le mosse dal modello teorico-clinico di Winnicott e dal concetto di integrazione psicosomatica primaria, il lavoro si propone di approfondirne il destino in adolescenza, vista come dimensione naturale della catastrofe identitaria in cui il patto originario psiche-soma va riscritto per il cambiamento insorto e leggibile da entrambi i versanti.
Seguendo la storia clinica di un adolescente grave, si evidenziano le diverse modalità corporee tramite cui si presentificano nella situazione analitica aree traumatogene precoci che entrano in risonanza con l’esigenza d’integrare il corpo sessuato e interferiscono il lavoro psichico di decostruzione e ricostruzione simbolica delle basi identitarie. Entro tale cornice di lettura, si focalizzano alcune implicazioni cliniche: le modalità di ricezione e trasformazione della comunicazione non verbale del paziente da parte dell’analista; la valenza soggettivante degli agiti; la costruzione e il mantenimento di un’area terza -tra analista e paziente , tra interno ed esterno, tra corpo esperito e corpo fantasticato- in cui avviare un’elaborazione immaginativa del corpo condivisa dalla coppia analitica. Precondizione, quest’ultima, per la nuova elaborazione intra-psichica del corpo nel processo di soggettivazione.
